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“La felicità, che cos’è?” è un racconto nato da una riflessione avuta durante una conversazione con una persona, trasformandosi dopo in un racconto breve che è stato incluso in “Momenti di ordinaria follia“
La felicità, che cos’è?
Un giorno qualcuno mi chiese: esistono davvero persone felici? O sono solo illusioni nella nostra mentre, desideri che vogliamo ardentemente e che non raggiungeremo mai? Che cosa è veramente la felicità?
Mi fermai e pensai un attimo prima di rispondere. Non è una domanda facile. Per quanto sia corta e decisamente diretta, nasconde dentro di essa troppi significati e probabilmente non ha neanche una risposta univoca. Probabilmente è un po’ come la verità di Pirandello, ognuno ha la sua.
In quel momento, su due piedi, avrei voluto dire che ci sono tantissime persone felici ogni giorno, che ovviamente la felicità c’è dappertutto; volevo rassicurare quella persona dicendole che a volte esistono momenti difficili, tristi, ma che la felicità ci aspetta dietro l’angolo. Volevo dirle che i momenti difficili sono come quelle nuvole che vengono spazzate via dai raggi di sole ogni giorno, che non durano mai a lungo, che la felicità è lì vicino, appena girato l’angolo. E poi mi fermai chiedendomi perché non ero sincera fino in fondo. Così le risposi: mi sono chiesta la stessa cosa più volte. E forse la felicità non c’è sempre, ma solo in brevi attimi intensi. Questo tuttavia significa che esiste. Dove? Semplice, dappertutto. In un sorriso caldo, in un “ciao” detto veloce, in una stretta di mano, in un abbraccio, in un messaggio senza senso, in un film che ti piace, in un libro che finalmente riesci a leggere dopo tanto tempo, in una risata o persino in una lacrima che scende silenziosa. La felicità è fatta di attimi, non è per sempre come nelle favole. Tuttavia c’è e basta un secondo per poter affermare che esista, che l’abbiamo incontrata e vissuta in prima persona, in solitudine, a volte con un amico a parlare di cose stupide, con la famiglia o con chiunque si prenda l’impegno di starci accanto. In fondo basta uno sguardo, una parola e possiamo dire di essere felici. Non serve neanche un motivo vero in fondo, purché lo sentiamo dentro il nostro cuore.
E allora se esiste, cosa ci impedisce di vederla davvero? Siamo noi che la facciamo sfuggire o è proprio vero che non c’è? In realtà siamo così impegnati a guardare le cose grandi e ad aspettare che qualcosa cambi mentre ciò che abbiamo davanti ci sfugge lentamente.
Ci concentriamo su ciò che abbiamo perso, su ciò che potevamo avere e non diamo l’attenzione a ciò che ci è rimasto per conservarlo al meglio. Guardiamo i numeri, il tanto, il molto, il grande, invece di guardare davanti a noi, a destra o forse a sinistra, a chi ci sta intorno, tra le nostre braccia, nella nostra casa, perché alla fine sono quelle le cose che ci danno la felicità.
E allora ci chiediamo: e il per sempre? La risposta è semplice: non esiste. Tutto ha un inizio e una fine, anche se le favole sono ispirate alla realtà, non rispecchiano del tutto. Vengono raccontante ai bambini per insegnare loro che posso fare molto di più di quello che immaginano, che nella vita ci sono gli eroi così come i cattivi, che le cose possono migliorare anche quando non se lo aspettano più, insegnano che i mostri possono essere distrutti così come creati. Nonostante questo, le favole hanno un finale che apparentemente non esiste.
“Vivere felici e contenti per sempre” è un’utopia, lontana dalla cruda realtà eppure è quella che dà speranza sul fatto che domani sia un giorno migliore.
Lasciando da parte il pessimismo, possiamo dire che alla fine la felicità esiste: basta guardare gli occhi di un innamorato, un bambino che guarda l’arcobaleno incantato, due anziani su una panchina al parco, due amici che ridono, che ballano, che si confidano; momenti, minuti, secondi forse, che creano ricordi che fanno sorridere in ogni momento.
Forse le mie parole sono banali, stupide e senza senso, forse la mia risposta era troppo complicata, a tratti troppo realista e a tratti troppo fantasiosa, forse era solo dettata da frasi fatte e luoghi comuni. In ogni caso ero convinta di ogni parola perché osservando la realtà posso vedere infinite occasioni che mi confermano tutto ciò che ho detto: la felicità esiste, a momenti.
Dedicata ad Aisha perché la riflessione è nata da un discorso che abbiamo fatto tanto tempo fa. Senza di lei, molte delle mie storie non avrebbero mai visto lo schermo del computer, sarebbero rimaste per sempre nella mia mente.
Liv
Sulla Storia
Qualche tempo fa, forse sono passati ormai anni, è nata una conversazione tra me e una persona su cosa fosse davvero la felicità. Era un discorso lungo, ma spinta da quelle parole e da quella richiesta così diretta eppure così difficile, iniziai a scrivere ciò che mi passava per la mente, senza contare regole grammaticali e della sintassi. Il risultato, un po’ corretto, eccolo qui dopo anni. Il racconto fa parte della raccolta Momenti di ordinaria follia.
Voi cosa ne pensate?
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Questa breve riflessione è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.
Perché non scrivi un libro dove racchiudi tutte le tue saggezze?
Non credo di essere così saggia da poterlo fare. Magari in futuro 🙂