NOTA
Ciao, lettori di AlteregoUniversus! Sono di nuovo Stephi, incredibilmente prima di Liv questo mese nella pubblicazione del racconto per la rubrica Storytelling Chronicles ideata dalla dolcissima Lara de La Nicchia Letteraria e con la grafica di Tania di My Crea Bookish Kingdom: un evento più unico che raro!
Per questo mese la nostra Lara ha deciso di lanciarci una sfida particolare: scrivere un racconto per Storytelling Chronicles a partire da uno tra cinque brani proposti, lasciandoci ispirare dal suo ritmo, dalle parole, dalle emozioni nell’ascoltarlo. Ce n’era davvero per tutti i gusti: da De André alla Houston, da Adele ai Two Step From Hell (che – a proposito – si sono rivelati una bellissima scoperta!), fino a quella che è stata la mia scelta che, come avrete intuito dal titolo *sì, quello del titolista non sarà mai il mio mestiere* è “In your eyes” di The Weeknd, brano che adoravo prima e che, grazie a questa sfida, ho avuto modo di apprezzare – se possibile – ancor di più.
Per quanto riguarda il racconto di Storytelling in sé, è un po’ diverso dagli altri miei scritti letti finora, ma non voglio anticiparvi niente… spero solo possa piacervi comunque! 🙂 Ci rileggiamo nei commenti. Stephi
Nei tuoi occhi
Ci guardiamo.
E nei tuoi occhi, all’improvviso, una scintilla.
Un guizzo che appare alla velocità della luce e scompare come un fulmine dopo aver rischiarato il cielo durante un fragoroso temporale estivo. Un brivido. Un fremito. Un attimo.
Un bagliore. Minimo. Silenzioso. Improvviso. Eppure, è lì, c’è, c’era, c’è, nitido, vivido, limpido, portato da uno sguardo e rapito da un battito di ciglia. Un riflesso. Una fiamma. Un’emozione.
Un luccichio. Per un istante soltanto. Che solo chi ti conosce potrebbe cogliere, chi da te dipende, chi di te ha vissuto ogni sfumatura, assaporandoti di millimetro in millimetro con i polpastrelli e con la bocca e con il corpo e con il cuore, di notte e di giorno, d’estate e d’inverno, d’odio e d’amore, e non ne è stato saziato mai. E mai, nonostante tutto, se ne sazierà.
Ci guardiamo.
E nei tuoi occhi, all’improvviso, il mio riflesso.
I nostri sguardi che si incrociano e le nostre anime che si incontrano, nella fragile distanza che separa due ingenui che tanto hanno saputo donarsi e di più del doppio sono riusciti a privarsi. È una danza pericolosa. Una scommessa imprevedibile. Un equilibrio precario tra due cuori in subbuglio. Siamo noi.
Ci guardiamo.
E nei tuoi occhi, all’improvviso, vedo tutto.
Qualcosa ti sta bruciando dentro.
Ti fa male sorridere (o sorridermi?), ma ci provi lo stesso.
Ti avvicini. Mi saluti. Mi chiedi come sto. Stupidi convenevoli che speri possano distrarmi. Ma nei tuoi occhi, quando mi dici che va tutto bene, lo leggo, che menti.
Eppure, non lascio che sia questo a rappresentarti. A definire quella che sei. Quello che sei stata. Quello che sarai, per me, per sempre.
Perché noi ci siamo odiati. Ci siamo traditi. Ci siamo difesi.
Ci siamo biasimati. Ci siamo distrutti. Ci siamo protetti.
Ci siamo detestati. Ci siamo feriti.
Ma ci siamo anche amati.
E lo vedo nei tuoi occhi che c’è qualcosa che dentro ti sta divorando, anche se tu sei quella che ci prova sempre, a nascondere il dolore. A trovare le parole giuste anche quando di giusto non ci sarebbe niente da dire.
Per questo non ci riesco, a sostenere il tuo sguardo. Sposto i miei occhi da un’altra parte, lontano, dove non possono incrociare nuovamente i tuoi.
Fingo di essere cieco. Forse, vorrei esserlo davvero. Ma non posso fingere di non vedere che, ai tuoi stessi occhi, tu menti. Pretendendo che tutto vada bene. Convincendo gli altri che sorridere non ti faccia male. Facendomi credere che la sofferenza nata dal mio tradimento non ti stia ancora annientando.
Fingo di essere cieco, ma non lo sono. Per questo non lascio che siano le menzogne che racconti a te stessa a parlarmi di te, né lascio che sia un “Alla grande!” a svelarmi come stai davvero. Perché tutto ciò che mi basta sapere, di te, è nei tuoi occhi.
Nella scintilla che ti ha illuminato il viso quando mi hai intravisto tra la folla.
Nel bagliore che si è fatto largo tra le ombre del tuo volto man mano che chiedevi permesso per venirmi incontro.
Nel luccichio che ha rivelato ogni emozione nascosta dietro quel “Ciao” sussurrato in una discoteca piena di gente e di musica frastornante.
Nei tuoi occhi.
Dove, almeno a me, non puoi mentire.
Disclaimer & copyright
Il contenuto del racconto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. Questa breve storia è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.
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Semplicemente meraviglioso. Poesia allo stato puro. Mi hai fatto venire i brividi. Complimenti. Sei straordinaria. Silvia di Silvia tra le righe
Ciao Silvia, grazie mille! Super contenta ti sia piaciuto 🙂
Ho sempre pensato che la musica nascondesse dentro di sé una potenza inaudita e tu l’hai dimostrato, ispirandoti al medesimo brano che ho sfruttato io per scrivere, però, un piccolo testo completamente diverso dal mio <3 Ecco, speravo davvero di trovare qualcuna fra noi che scegliesse lo stesso mio pezzo, giusto per osservare cosa le note inducessero a partorire dall'una e dall'altra testoline ^_^ Ho da dire solo wow, davvero: insomma, non è straordinario? 😀
Comunque, ammetto che da te non mi aspettavo un qualcosa di così stringato, ma devo dire che non mi è dispiaciuto affatto :3 Forse all'inizio ho arrancato un attimino, ma sono quasi certa sia legato al fatto che mi hai sorpresa e, quindi, destabilizzata, ho perso dei colpi per strada ahah
Sei stata in grado di delineare pienamente la situazione, i suoi personaggi e i sentimenti in gioco, non solo della voce narrante, ma anche della sua controparte fondamentale: non è mai facile, eppure, guardando il tuo prodotto, sembra più semplice di un battito di mani 🙂 Complimenti, ragazza 8)
P.S.: Ovviamente vorrei avere per le mani il prequel e il sequel: vero che hai in serbo per noi (leggasi come "per me") un'intera saga su questi due? :3 Ahahahah
Ciao Laretta! Che dire: sono d’accordissimo, è davvero straordinario vedere come la stessa fonte di ispirazione possa dar vita a due idee tanto diverse! Sono felice di essere riuscita a stupirti anche con un racconto diverso dal mio solito 🙂 Devo dire che è merito tuo, una traccia del genere mi ha dato modo di andare in ambiti dove mai avrei pensato di arrivare, perciò grazie! Per il prequel e il sequel, chissà: con questa rubrica ho imparato a non dire mai di no in partenza 😛 Grazie ancora per il bel commento!
Ciao. Che dire, il tuo racconto è una poesia. Ho immaginato questi due personaggi che si guardano negli occhi, ho immaginato i loro sguardi che parlavano per loro, le scintille che facevano solo a stare vicini, e tutto ciò che nascondevano.
Un racconto breve, ben scritto, che fa venire i brividi, che mostra chiaramente l’immagine che evoca la canzone.
Complimenti.
Ciao Liv! Sono felicissima che ti sia piaciuto e che ti sembri una poesia, è un bellissimo complimento! Grazie di cuore!
Ciao Stephi!
Questo racconto è una meraviglia, davvero, un piccolo gioiello che in poco racchiude tantissimo ed è un piacere svelarlo attraverso questo doppio gioco di sguardi. Bravissima
Grazie mille Federica! Di cuore! Super contenta tu l’abbia apprezzato 🙂
Bello! Direi quasi una poesia. Esprimi molto bene i sentimenti, anzi i sentimenti di una persona visti attraverso gli occhi dell’altra.
L’ho davvero amato. Molto toccante.
Era quello che speravo di riuscire a fare. Grazie mille Simona! Super felice ti sia piaciuto il racconto 🙂
Molto poetico e toccante. Sembra una lettura dell’anima, l’osservare gli occhi e vederne la limpidezza, niente da poter nascondere. Ho adorato il tuo racconto e direi che ti sei fatta ispirare bene dalla canzone del bravissimo The Weekend 😉
Grazie Tany! Sono felicissima ti sia piaciuto! 🙂
Perché ho avuto la sensazione di stare leggendo il testo di una canzone, anziché un racconto vero e proprio? Una poesia, . un qualcosa che ti entra dentro e resta lì, prepotente ma anche dolcissima. Stephi, ancora una volta, sei riuscita a toccare le corde della mia anima, lasciandomi commossa, col fiato sospeso e il cuore palpitante. Brava brava brava, hai un talento fantastico.
La canzone è stata un’ottima ispirazione e si “percepisce” benissimo a ogni riga.
Lo stile, come sempre, è impeccabile! Anche se ti sei un po’ allontanata dai tuoi soliti scritti, posso dire che secondo me hai superato la prova a voti strapienissimiiii!
Ancora tantissimi complimenti!
Cara <3 Questo è un bellissimo complimento! Mi hai commossa con questo paragone, perché davvero non pensavo che il mio racconto potesse rendere bene la magia della canzone, ed ero preoccupata che lo stile – abbastanza lontano dalla mia comfort zone – potesse risultare noioso. Sono felicissima di sapere che non lo pensi, e che ti sia piaciuto questo scritto! Grazie grazie grazie!
Ciao Stephi!
Hai scelto una canzone diversa da quella per cui ho optato io per questo racconto, ma comunque bella 🙂
Il tuo racconto di questo mese, secondo me, è quasi una poesia. Hai descritto concetti complessi ed accennato eventi concreti tramite gesti ed immagini suggestive, il che è davvero difficile! Anche lo stile, breve, spezzato e ricco di figure retoriche, incuriosisce il lettore e lo porta a proseguire nella lettura. Io ho un rapporto di odio-amore con le anafore, però qui sono utilizzate in modo piacevole e corretto, quindi brava anche per quello, perché non in tutti i casi mi convincono!
In definitiva, mi sembra che tu abbia nuovamente azzeccato tema e storia, quindi complimenti 🙂
Ciao Silvia! Che belle parole che hai scritto! Grazie!!! Ho voluto uscire un po’ dal classico stile dei miei racconti anche perché il tema era a mio avviso molto sfidante, e trovare un modo adatto per rendergli giustizia non è stato facile. Sono contenta comunque di essere riuscita a creare qualcosa di bello, nonostante l’uso dell’anafora che – me ne rendo conto – a volte diventa un “di troppo”. 🙂 Grazie davvero per il tuo commento! Alla prossima, Stephi