Nota
“Una storia già scritta migliaia di volte” è un racconto a puntate. Ogni capitolo aggiungerà nuovi dettagli alla storia. Si consiglia di leggerli in ordine per comprendere gli eventi narrati.
Capitoli già pubblicati:
Prologo
Trama
Calliope ama i libri da tutta la vita e inventa mondi fantastici per i suoi lettori. Ha successo anche se nessuno sa chi si nasconde davvero dietro lo pseudonimo che usa. Una maschera che mostra al mondo per non affrontare le sue paure.
Ares è organizzato, metodico e calcola ogni passo che fa e le sue conseguenze, fino a una sera in cui si affida all’istinto, senza immaginare che la sua vita cambierà completamente.
Una storia già scritta migliaia di volte
Capitolo I
Il foglio che riportava scarabocchiato il titolo “Idee” era ancora bianco. Nonostante diverse ore di ricerche e meditazioni era rimasto candido. Calliope continuava a sbuffare e a passarsi la mano tra i capelli ormai pieni di nodi e completamente spettinati. Alla sua destra, accanto alla scrivania, il cestino era pieno di fogli appallottolati e scarabocchiati. Alcuni avevano parole, altri schemi, altri solo dei disegni e basta. Aveva cercato in tutti i modi di far tornare l’ispirazione, senza grossi risultati. Davanti a lei c’erano pile di libri, alcuni ancora aperti con i segnalibri ma il conteggio delle idee era ancora a zero.
Appoggiò la schiena alla sedia e si strofinò la faccia con le mani. Era ormai arrivata a toccare il fondo della disperazione. Doveva lavorare, aveva bisogno di trovare una idea vincente ma quel blocco aveva lasciato piazza pulita nella sua mente. Sembrava avesse davvero un buco nero dentro il quale erano finite la sua ispirazione, la fantasia e anche la ragione probabilmente. Non riusciva a fare uno schema, a pensare a una cosa che avesse un senso logico e che potesse trasformarsi in una vera trama, anche piccola.
Aveva provato ad ascoltare i suggerimenti di tutti: si era presa un giorno di relax senza fare nulla, poi si è messa a guardare dei film e per quanto potessero essere dei veri capolavori non avevano cambiato la sua situazione di una virgola. Aveva tentato con una tazza di the caldo, aveva persino bevuto un bel po’ di vino pregiato eppure nulla aveva dato l’effetto cercato. Anzi, si era disperata ancora di più perché le sembrava che ogni storia che vedesse rappresentata sullo schermo o che leggesse tra le pagine di un libro fosse a un livello per lei irraggiungibile. Qualsiasi persona poteva scrivere qualcosa e avere successo, chiunque aveva delle idee che poteva mettere nero su bianco mentre lei aveva in testa solo il vuoto.
Una sera si era messa persino a rileggere alcuni dei suoi vecchi lavori, pur di trovare l’ispirazione ma non aveva aiutato molto neppure quello. Infatti, aveva iniziato a smontare quelle storie che una volta funzionavano così bene nella sua mente e sulla carta: all’improvviso le sembravano piatte, banali, senza sentimento. In un momento di pura pazzia aveva iniziato a correggere alcuni pezzi. Aveva lasciato perdere dopo un po’ perché quei lavori erano stati pubblicati, letti e riletti, tradotti, premiati e di certo non poteva mettersi a cambiare i dettagli così dall’oggi al domani. Erano storie scritte e già finite e lei doveva imparare ad andare oltre, per quanto le risultasse difficile.
Uno dei suoi problemi era proprio quello: si portava dentro di sé tutte le storie e per lei non erano mai finite. Si potevano migliorare, correggere, era sempre possibile trovare un’espressione più azzeccata o una parola che esprimesse meglio un determinato concetto. Di fatto, nella sua mente erano sempre nella categoria bozze e revisione, mai in quella delle cose finite. Era sempre stato così, aveva quaderni pieni di schemi e correzioni a storie che non era mai riuscita a lasciar indietro.
Invidiava coloro che si mettevano davanti a un computer e in pochi giorni tiravano fuori una bozza quasi pronta per la pubblicazione. E una volta tenuta in mano la prima stampa di quel lavoro, lo decretavano come finito. Per lei non era mai stato così semplice. Ricordava quelle volte in cui aveva chiamato il suo agente alle tre di notte per dirgli di cambiare qualche parola qua e là prima che il manoscritto fosse andato in stampa. Se non fosse stato per lui, probabilmente quelle storie non avrebbero mai visto la luce e non sarebbero mai state lette da nessuno.
Sbuffò e raddrizzò la schiena. Accese la musica a volume abbastanza alto, come se stesse cercando di riempire il silenzio che aveva dentro la testa. Prese la penna in mano e quel foglio che tanto temeva e decise di affrontare quella battaglia una volta per tutte. Iniziò a scrivere parole a caso, neanche stesse giocando all’impiccato. Ogni tanto aggiungeva qualche sinonimo, qualche espressione, poi tagliava e riscriveva per poi prendere il foglio, appallottolarlo e buttarlo via.
Continuò con quei gesti meccanici per diverso tempo mentre la playlist scorreva senza che lei si rendesse conto fino a quando la musica cessò all’improvviso.
«Da quanto tempo stai andando avanti in questo modo?» Sulla soglia della biblioteca, il luogo dove lei lavorava, c’era il suo agente. Probabilmente era di ritorno da qualche presentazione o festa perché indossava ancora lo smoking. Era stanco, ma aveva ancora un aspetto decisamente elegante nonostante la cravatta allentata e i primi bottoni della camicia aperti.
«Non so, forse un’oretta?» Sbadigliò in un modo poco femminile e si alzò. Doveva fare la brava padrona di casa e offrire qualche da bere o forse una sedia, ma girandosi un attimo per guardare la stanza si rese conto che da quel punto di vista faceva pena. Per terra c’erano libri aperti, fogli con scritte e cose sottolineate, palle di carta, penne cadute sul pavimento, qualche bicchiere ormai vuoto e sporco sul tavolino. Il tutto era un disastro. Il disordine regnava sovrano in quella stanza che sembrava il risultato di alcuni vandali.
Intravide il suo riflesso nello specchio e quasi si spaventò. Indossava una maglia larga e deforme e un paio di leggings che formavano il suo pigiama, i capelli erano davvero pieni di nodi e visibilmente sporchi, aveva gli occhi rossi e le occhiaie. Se l’avesse vista un bambino, le avrebbe detto che assomigliava a una strega cattiva del bosco. E non poteva dargli torto. In quel momento era già un miracolo che il suo agente non fosse scappato a gambe levate urlando.
«Calliope, sono le due di notte. Visti i tuoi occhi e le tue occhiaie, senza offesa, credo che tu sia qui da ore, azzarderei da giorni. Quindi rifaccio la domanda, da quanto tempo stai andando avanti così?» Non la stava sgridando e le sue parole, per quanto potessero essere poco galanti, non la offendevano per niente perché corrispondevano alla realtà. Lavoravano assieme da diversi anni e non badavano più alle formalità. Erano abbastanza schietti e diretti uno con l’altro.
«Non lo so Ares, non lo so. Ho perso il conto. Sono un disastro e non so come rimediare.» Si lasciò cadere sul divano sconsolata. Non cercò nemmeno di nascondere il disordine o di migliorare il suo aspetto, non era mai stata una che si curava molto dell’apparenza quando aveva attorno persone che la conoscevano bene. Era inutile mostrare qualcosa di diverso dal suo essere disordinata. Sapeva molto bene che non sarebbe riuscita ad ingannare Ares, quindi non sprecò nemmeno le energie per provarci.
«Sono il tuo agente ma non mi preoccupo solo dei contratti, delle scadenze e dei pagamenti. Dopo tutti questi anni direi che posso considerarmi un amico e mi preoccupo anche per te. Non puoi continuare così, Calliope. Non è salutare per te.» Si tolse la giacca e arrotolò le maniche della camicia. Si sedette sul divano poco distante da lei e la percorse con lo sguardo un paio di volte. La analizzo bene, prendendosi il tempo necessario per trovare le parole giuste.
«Faccio proprio schifo vero?» Calliope lo guardò come un cucciolo in attesa di sentire una risposta non troppo dura pur sapendo quale fosse la realtà. Era consapevole di quale fosse il suo vero stato, quindi non cercò nemmeno di illudersi del contrario.
«Diciamo che ti ho vista in momenti migliori.» Abbozzò un sorriso sincero. Ares aveva preso parte a diversi momenti della vita di Calliope e sapeva come potesse cambiare a seconda della situazione, era come un camaleonte. In quel momento sembrava trasandata, ma lui era conscio del fatto che le bastava solo un po’ di impegno per trasformarsi e lasciare a bocca aperta chiunque.
«Sempre abile e attento a quello che dici, mai sbilanciarti. Non si sa quando qualcuno potrebbe usare le tue stesse parole contro di te.» Alzò gli occhi al cielo e lui scoppiò a ridere. Spesso scherzavano sulla capacità di Ares di dire tutto e niente con le frasi che sceglieva accuratamente.
«Certamente, non sarei bravo nel mio lavoro altrimenti.» Appoggiò la schiena contro il divano e sfoderò uno dei suoi sorrisi smaglianti. Era una delle armi a sua disposizione quando doveva trattare con qualche cliente particolarmente difficile o con qualche casa editrice. Aveva imparato a mostrarsi severo o accomodante a seconda dell’occasione, ottenendo sempre il meglio per i suoi clienti.
«Giusto, il tuo lavoro. Per questo motivo ti trovi in giro alle due di notte, invece di dormire nel tuo letto comodo?» Tirò su i piedi e si abbracciò le ginocchia. Era stanca e si sentiva male a vederlo lì preoccupato per lei. In quel momento si rese conto che non era sulla buona strada e che avrebbe dovuto sentire l’ennesima ramanzina, nonostante l’ora.
«Musa, sono le due e mezza, sono reduce da un evento che non ho gradito particolarmente, sono stanco eppure sono qua a casa tua dove sembra sia scoppiata una bomba. Direi che il lavoro non c’entra più, non credi?» Il calore nella sua voce e nel suo sguardo erano evidenti e lui non fece nulla per nasconderli.
«Ti darò un aumento, ricordamelo. Te lo meriti, anche solo per ripagarti per questo momento. Adesso fai la tua ramanzina, sono pronta.» Sospirò sconsolata e si accasciò senza forza. Per un po’ aveva provato a scusarsi poi era passata all’aggrapparsi sullo specchio con idee vaghe e zero capitoli finiti per affrontare la realtà ed evitare di trovare una spiegazione a quelle pagine vuote.
«Stasera sono qua in veste di amico, parleremo di un eventuale aumento la prossima volta. Adesso direi che vai a dormire, riposi e quando ti svegli ti fai un bel bagno caldo, mangi qualcosa di commestibile e poi ne discutiamo con calma. Intesi?» Si alzò e prese la giacca con una mano mentre l’altra la teneva tesa davanti a Calliope. Era un invito e allo stesso tempo un aiuto che stava a lei decidere se accettare o meno.
«Ai suoi ordini.» Sorrise leggermente mentre lo prese per mano e si tirò su dal divano. Sapeva che non era un gesto leggero, aveva appena stretto un accordo sottinteso con Ares e lui non lo avrebbe dimenticato.
«Ti scorto fino al letto per essere sicuro che rispetti veramente la tua parte. Ho le chiavi e non c’è bisogno che tu mi accompagni alla porta.» La spinse lentamente verso la camera e quando lei si mise sotto le coperte, spense le luci tranne quella che aveva sul comodino. Passò in rassegna le altre stanze per accertarsi che le finestre fossero chiuse, poi inserì l’allarme e uscì. Per quella sera il suo lavoro era finito.
Disclaimer & copyright
Il contenuto del racconto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. Questa breve storia è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.
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CHE DIRE. Io veramente non so che dire. Questo primo capitolo è meraviglioso! Ho amato tutto: dall’empatia che riesci a creare con Calliope, alla trama, allo sviluppo che prende la storia man mano che ne racconti i dettagli, fino ad arrivare a quell’ultima frase dove si crea una necessità sola – dammi il prossimo capitolo!!! Hai una capacità di descrivere le scene che ti invidio, veramente. Sembrava di essere lì, a guardare il tutto come “la mosca sul muro”: ogni dettaglio è narrato con una precisione che sembra dipinto, e questa tua capacità rende la storia (già intrigante di per sé) ancor più affascinante, facendoti non solo leggere tutto d’un fiato, ma anche creando in te il bisogno di saperne di più. Quindi, abbracciando virtualmente Calliope perché figlia mia, quanto ti capisco!!!, corro a leggere la puntata successiva, facendoti i miei più sinceri complimenti <3 (e richiedendoti, in ordine casuale, un corso su come descrivere le cose e di creare un alert per ricevere una notifica quando pubblichi il capitolo successivo ahaha come detto, ho bisogno di sapere come continua!) 🙂
Il tuo commento mi ha cambiato la giornata, davvero. Come ho già detto, è una storia che fa nascere in me sentimenti contrastanti perché non so come andare avanti, non mi convince quindi un po’ difficoltoso il tutto.
Sapere che ti sia piaciuto come inizio, mi dà la speranza che forse qualcosa di buono potrà venire fuori. Grazie.