Profumo di the a Londra
La nave che ho preso per puro caso mi ha portato in un posto che ho sempre voluto vedere: Inghilterra. Inizialmente non sapevo quale fosse la meta di quelli umani e l’ho capito solo quando ho sentito quel accento molto marcato che hanno da queste parti. Sembra che tutti siano nobili di qualche genere: sorridono appena, fanno battute che sinceramente non credo le capisca nessuno e parlano come se stessero facendo un discorso davanti a uno stadio intero. Li ho sempre trovati molto rigidi, tuttavia hanno il loro fascino e per chi, come me, cerca di imparare e scoprire sempre più cose, non conta l’esser rigidi. Forse sono semplicemente diversi agli occhi di chi è abituato ad una realtà diversa.
Dopo un lungo viaggio disturbato dal vento freddo e dalla pioggia, mi sposto su un’imbarcazione più piccola e risalgo sul Tamigi. Non ho mai visto questi posti eppure mi sembra di riconoscerli dai racconti che ho sentito da vari amici che ho incontrato in giro per il mondo. Potrei dire di aver già visto tutto, anche se credo che in fondo la realtà è sempre meglio dell’immaginazione. Possiamo fantasticare su un posto a lungo, ma ha sempre una luce diversa quando ci troviamo davvero lì.
Risaliamo piano e il letto del fiume si restringe un po’ anche se resta comunque abbastanza largo e profondo perché sia navigabile. Non ha un colore cristallino e per un uno come me che ha visto mari lucenti come un diamante non è il massimo, ma non mi lascio scoraggiare da questo. Rimane comunque un luogo con la sua storia e la sua bellezza, soprattutto di notte quando attraversa la città e funge da specchio per tutte quelle luci che si trovano ai suoi lati, come se fossero stelle sul cielo oscuro.
Ammiro tutto ciò che vedo attorno a me: gli uomini sono impazienti di scendere finalmente a terra. Probabilmente tutti loro hanno a casa una famiglia, una moglie e dei figli ad aspettarli, una fidanzata oppure una pinta di birra in un pub accogliente.
Gli umani alla fine non sono così diversi da noi, cercano sempre di andare in giro in gruppo, come noi ci muoviamo con lo stormo il più delle volte. Li vedi correre affannati alla ricerca di qualcosa che forse neanche loro sanno cosa sia. Lavorano, poi si incontrano con altri, poi escono con quelle borse giganti piene di cibo che mi chiedo se davvero mangino in modo così spropositato. Sono interessanti da osservare, si imparano un sacco di cose guardando attentamente i loro movimenti e i piccoli dettagli, costruendo quadri sempre diversi.
Sento un odore strano, piacevole. Volo un po’ per capire da dove venga. Mi ricorda dei fiori, delle rose e forse della menta così trovo un posto dove appoggiarmi e inizio ad analizzare bene ciò che mi circonda.
Ci sono tavolini tondi bianchi con dei centritavola con fiori, le sedie sono un po’ vissute ma solide e con lo schienale fatto da intrecci particolari. Hanno un ché di regale direi. Nonostante l’aria fredda e umida di fine ottobre, ci sono parecchie persone sedute e altre continuano ad arrivare. Alcuni sono sorridenti e pieni di energia, altri hanno lo sguardo perso e sul viso si legge la stanchezza e forse la tristezza, negli occhi di qualcuno si vede la malinconia, sfumature di vari sentimenti che determinano in qualche modo chi sono davvero.
Si siedono e indipendentemente dalla loro condizione ordinano qualcosa e poi restano in attesa. Ci sono varie tazze fumanti, di ogni colore e con motivi diversi: ci sono quelle con i fiori, quelle semplici e quelle con i sorrisi. Sono particolari, qualcuna persino strana, eppure a nessuno importa molto dell’aspetto quanto del contenuto. C’è chi annusa un po’ prima di assaggiare, chi si riscalda le mani e sogna ad occhi aperti, chi mette qualche cucchiaio di zucchero e chi aggiunge persino il latte. L’odore è forte e si mescola all’aria circostante. Menta, rosa canina, frutti di bosco o esotici, arancia o limone, persino zenzero e matcha, e chissà quante altre cose sconosciuto o dai nomi impronunciabili ci sono in quelle tazze. Sono le cinque del pomeriggio, il buio sta calando, il freddo si fa sentire ed è l’ora del the.
Quella bevanda per qualcuno è da dare solo ai malati o in pieno inverno quando si rischia il congelamento, tuttavia qua hanno fatto quasi un’arte della sua preparazione. Non è solo per malati e non si beve solo a meno trenta gradi, qui è un segno caratteristico. Persino la regina ha un appuntamento fisso alle cinque del pomeriggio con una tazza fumante. Serve per rilassarsi, per parlare di affari o di politica, per ascoltare un amico o trovare soluzioni a qualche problema o semplicemente è fine a se stesso perché è buono. Ci sono mille sapori diversi: intensi, dolci, forti, qualcuno è persino amaro e altri sono aspri, per ogni gusto direi. Non importa se lo vuoi semplice, con mille ingredienti e zucchero aggiunto, se ti piace il latte o meno, in un modo o nell’altro trovi la combinazione giusta per te.
Basta entrare in un negozio e perdersi tra i vari aromi che ti danno alla testa, sniffare le bustine o le scatole, vedere immagini di frutta o di piante delle quali non si conosce nemmeno il nome, provare a leggere gli ingredienti e alla fine affidarsi solo all’olfatto perché le scritte in piccolo sembrano persino di una lingua sconosciuta arcaica a noi impossibile da decifrare. Nomi strani, particolari, odori dolciastri che penetrano nel naso e che rimangono nella nostra mente. In fondo a Proust è servita una sola madeleine inzuppata nel the per ricordare una vita e scriverla in diversi volumi.
Chiudete gli occhi e immaginatevi tutto questo, il profumo del the caldo ha questo potere di riportare a galla emozioni e ricordi che pensavamo persi. Ci riscalda la gola e scende piano, entra nelle nostre narici e ci riempie il cuore di una breve felicità che alla fine dura una tazza o due.
Londra è questo, odori e profumi che si intrecciano, che ti rimangono impressi nel naso e nella mente, che formano ricordi, che scatenano risate o pianti, che ti fanno rilassare e a volte persino sognare. Menta, rosa canina, frutti di bosco o esotici, arancia o limone, persino zenzero o matcha, dolce o aspro, amaro, profumo di the che entra dentro e ti rimane lì per ricordare sempre queste strade al lato del Tamigi.
Volo ancora e prendo un’altra imbarcazione pronto a riposare questa notte vicino al ponte e poi ad essere portato chissà dove in un altro posto alla scoperta di qualche altro profumo da ricordare.
Informazioni
Il contenuto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. Questa breve storia è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.
Sulla storia
La storia è nata dal tema “In giro per il mondo” suggerito di Lady C. di La nicchia letteraria e questo è il modo in cui continuano le avventure di Plumespierre Les Bains. ( qui il primo capitolo : La Pointe du Hoc.)
Spiegazioni
In questo capitolo Plumespierre si trova a Londra. Siccome qualcuno mi ha suggerito il tema del the a Londra non ho resistito. È un gabbiano che parla, tuttavia credo e spero che nelle sue parole ci si possa ritrovare.
“la madeleine inzuppata nel the” è un chiaro riferimento a “La recherche du tempe perdu” di Marcel Proust.