Nota
Il racconto “Una notte d’addio” è stato scritto per il mese di gennaio per la sfida NarratodiDiStorie. La consegna conteneva il colore blu, “notte/oscurità” e “Una notte dalla quale non si torna indietro.” Vi chiederete come mai questa strana combinazione? E’ stata del tutto casuale visto che la sfida di basa sul lancio di un dado e la scelta random di alcuni elementi che messi assieme formano la consegna finale da usare per un racconto breve. Il tutto si svolge seguendo un tabellone come quello del monopoli, solo in versione scrittura.
La sfida ha come scopo finale quello di provare a scrivere cose nuove e diverse dal solito per aiutarci a uscire dalla nostra confort zone e lanciarci in nuove avventure.
Come è nato il racconto “Una notte d’addio”? Dopo diversi giorni di nebbia e fumo ho ripreso due personaggi che avevo creato tempo fa e che erano lì in attesa di scrivere la loro storia prima o poi. Vi presento Margaret e Stephen in Una notte d’addio.
Racconto “Una notte d’addio”
Il mare si scontrava con gli scogli creando mille gocce che si alzavano in aria, la schiuma bianca si infrangeva sulla spiaggia con rabbia, ancora e ancora. Lui era ignaro di dove arrivassero le onde, potevano persino colpirlo e non si sarebbe mosso, probabilmente non le avrebbe nemmeno sentite davvero. Era in piedi immobile da diversi minuti, come se la sabbia si fosse incollata alle sue scarpe impedendogli ogni movimento.
Era fermo e la osservava senza nemmeno battere le ciglia per paura di perdere dei dettagli, per timore di non essere presente per qualche frazione di secondo. Sentiva le note della canzone in lontananza e qualche risata, erano rumori di fondo che potevano fare da cornice a una serata romantica nella maggior parte dei casi. Era tuttavia consapevole che quel momento sarebbe stato del tutto diverso da qualcosa di dolce e pieno di romanticismo.
Avrebbe voluto che quelle onde infuriate potessero cancellare tutto, persino quello che provava dentro di sé, sarebbe tornato indietro nel tempo per scegliere diversamente ma era impossibile. La vita era quella che poteva vedere in quell’istante e lui doveva affrontare le conseguenze di tutto ciò che aveva fatto e portare il peso del suo unico rimpianto.
La guardò mentre stava davanti a lui e non riuscì a non pensare a quanto fosse bella. Indossava un vestito blu che il vento stava facendo fluttuare sotto i raggi della luna e le luci della festa, i capelli mossi e spettinati dalla brezza marina e gli occhi rossi e lucidi. Aveva pianto e lui non poteva fare altro che sentirsi colpevole perché sapeva che la causa di quelle lacrime era lui.
Avrebbe voluto stringerla e consolarla, asciugarle quegli occhi di ghiaccio, baciarla e farle dimenticare qualsiasi momento triste del passato. Avrebbe voluto fare tante cose ma non poteva ferirla ancora di più. Si sentiva un bastardo e si sarebbe preso a pugni da solo per ciò che stava per fare ma non aveva scelta. La voleva vedere felice e lei lo sarebbe stata soltanto lontano da lui. Poteva sperare di avere un’altra occasione in futuro, sognarla e desiderarla ardentemente, ma in quel momento non poteva fare altro che allontanarla. Cercò la forza per parlare ma lei come sempre lo anticipò.
«Non so cosa dire, vorrei insultarti e darti tutte le colpe ma la realtà è che sono stata stupida io a lasciarmi andare senza badare alla ragione e alle conseguenze. Ho pensato di conoscerti ancora, ho ingenuamente creduto che gli ultimi quattro anni non avessero cambiato nulla, che noi fossimo gli stessi di una volta e invece non è così.» Si strinse la braccia attorno al corpo e si sforzò di non far scendere quelle lacrime che erano ormai visibili nei suoi occhi.
«Non hai sbagliato tu Megs, sono io il cretino che ha mandato a puttane tutto, come sempre. Sono stato io che non ti ho spiegato nulla e non so come rimediare e come risolvere questo pasticcio.» Si passò le mani attraverso i capelli sospirando.
«Pasticcio? Dannazione Stephen, un pasticcio era quello che avevi creato quando avevi dieci anni e hai rotto il vaso preferito di tua mamma. O quando hai voluto fare acrobazie con la bici e sei finito in ospedale con un polso rotto. Questo no, mi dispiace ma non ti permetto di sminuire ciò che c’è stato, anche se per te non significa nulla.»
«Non sono mai stato bravo con le parole, dannazione! Non riesco mai a dire le cose giuste al momento giusto. Io ho sbagliato, sono consapevole, so che ti ho fatto male e che non ho scuse, ma su una cosa non hai ragione: la notte che abbiamo passato assieme ha significato molto più di quanto tu possa immaginare. Non pensare nemmeno per un istante che io non abbia provato nulla.» Strinse i pugni lungo il corpo e si fece forza per rimanere fermo e non correre da lei. Era più difficile di qualsiasi cosa avesse mai fatto nella sua vita.
«Non so cosa sia stato per te, non ti conosco più ormai. Non so se hai provato qualcosa o meno, so però che sei fidanzato. E io che come una stupida ho fatto l’amore con te perché per me è stato questo Stephen. Non è stato solo piacere e passione, c’erano dei sentimenti. Dimmi cosa devo fare adesso? Essere tua amante mentre tu vai in giro con la tua fidanzata modella? Ti aspetto qui quando decidi di tornare a casa e magari desideri passare una notte con me?» Chiuse gli occhi per un istante e prese un respiro profondo. Non voleva piangere, si stava sforzando per non scoppiare lì davanti a lui. Non volevo mostrarsi debole.
«Le cose sono più difficili di quello che sembrano. Io non posso offrirti ciò che desideri, non potrò mai farlo probabilmente perché tu meriti di meglio.»
«Allora cosa devo fare? Visto che sai tutto, dimmi cosa diavolo dovrei fare.» Lo guardò dritto negli occhi e lasciò andare le lacrime in silenzio. Si rese conto che quello era il momento in cui si sarebbe deciso il loro futuro e non poteva più fermarle.
«Brucia tutto, strappa le foto, le lettere, i post-it, qualsiasi messaggio che hai perché io non riuscirò mai a farlo. Non riuscirò mai ad andare via e voltare pagina. Devi farlo tu, devi farlo per te, per noi, dannazione fallo anche solo per me. Non sarò mai in grado di cancellare ciò che tu mi hai dato, tutti quei momenti passati assieme, non potrò mai dimenticare i sussurri, le tue risate, i tuoi sguardi. Non potrò mai dimenticare ciò che eri per me e ciò che sono stato per te. Per questo devi voltarti, devi andare via senza girarti, devi allontanarmi senza nessuna possibilità.» Si fermò per riprendere il fiato, sentiva un dolore nel petto ma riprese. Era troppo tardi per tornare indietro.
«Non posso nemmeno dire davvero quello che provo, non sono degno di stare accanto a te, non sono degno di stare al centro del tuo mondo. Mandami via, urlami, colpiscimi, tienimi lontano, gira tu quella pagina e chiudi il capitolo per entrambi. Devi essere tu a farlo perché sei sempre stata la più forte tra noi due, Megs. Fallo perché io non sarò mai in grado di lasciarti andare e questo ti distruggerebbe.» Non osò nemmeno avvicinarsi a lei. Avrebbe potuto stringerla e non lasciarla andare mai, desiderava solo baciarla e sentire la sua pelle, il suo profumo, sentire il suo cuore battere, voleva solo perdersi in quelli occhi color mare e ripeterle quando la amava. Voleva davvero tutto ciò, ma rimase fermo perché sapeva di non poterglielo offrire, non in quel momento.
La vive avvicinarsi a lui con le lacrime sul viso che scendevano silenziose. Pensò solo a quanto lei fosse forte, persino in quel momento quando lui le aveva spezzato il cuore. Avrebbe voluto vederla urlare, gridargli contro, reagire perché quel silenzio era troppo doloroso persino per lui.
Margaret si fermò a qualche centimetro da lui. Stephen chiuse gli occhi e strinse i pugni per evitare di abbracciarla, non riusciva nemmeno a guardarla perché la sua forza di volontà stava già vacillando. La sentì alzarsi piano sulle punte e sfiorargli appena le labbra. Era un bacio leggero per dire addio. Stephen rimase immobile e lasciò che lei si prendesse tutto, che si portasse via il suo cuore.
«Brucerò tutto, tranne l’ultima foto che abbiamo fatto assieme. La terrò come promemoria per ricordarmi che innamorarsi del proprio miglior amico sia la scelta peggiore che uno possa fare. Addio Stephen, ti auguro di essere felice.»
La sentì allontanarsi e aprì gli occhi. La vide camminare piano, come se stesse facendo una passeggiata. Persino in quel momento non voleva dare l’impressione di restare o di pentirsi, stava andando via come se fosse la cosa più normale sfidandolo a fermarla. E lui avrebbe voluto davvero farlo. Avrebbe voluto correre via e dirle quanto la amasse perché quello era vero, la amava più della sua stessa vita e per quella ragione rimase immobile. Voleva che lei fosse felice e quello non poteva accadere accanto a lui.
La osservò per memorizzare ogni dettaglio possibile: guardò i suoi capelli mossi dal vento e ricordò quanto fossero morbidi quando lui passava le dita attraverso, vide le braccia di lei strette attorno al corpo e riportò a galla il ricordo di quando stringevano lui. Vide il suo corpo esile fasciato da quel vestito blu che la faceva sembrare un angelo, ricordò il suo profumo che lo aveva fatto ubriacare, la sua pelle liscia che aveva adorato baciare, le sue mani che gli avevano infiammato il corpo, le sue labbra che erano sempre state una tentazione troppo grande per lui.
La vide allontanarsi sempre di più senza girarsi neanche per un istante. Stava facendo proprio quello che lui le aveva chiesto: lo stava lasciando. Lo aveva ascoltato e stava andando via. Svoltò e scomparse dalla sua vita.
Solo in quel momento Stephen reagì. Si lasciò cadere in ginocchio con la vista annebbiata dalle lacrime che scendevano sul suo viso già da un po’. Non gli interessava niente, neanche di essere visto. Aveva sentito diverse volte dire che i maschi non dovevano piangere eppure lui lo stava facendo e non riusciva a fermarsi. Sentiva un vuoto nel petto, si sentiva soffocare solo al pensiero che avrebbe dovuto convivere con quel peso probabilmente per sempre.
Non osava nemmeno sperare di avere un’altra occasione, ne aveva già sprecato due. Si alzò e andò via, nella direzione opposta. Fece alcuni passi e poi si fermò, si girò e guardò per qualche istante l’angolo dietro il quale lei era scomparsa prima. Sapeva che non sarebbe tornata indietro eppure non poteva non sperare. Riprese a camminare lasciando il suo cuore su quella spiaggia, in quella notte serena, portandosi dietro solo l’oscurità e un doloroso addio.
Disclaimer & copyright
Il contenuto del racconto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. Questa breve storia è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.
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Ma lo posso prendere a sberle Stephen? Posso? Perché è il tipo di uomo con cui troppo spesso mi sono ritrovata ad avere a che fare e madonna santa che urto, ma prendetevi mezza responsabilità ogni tanto, cazzo! Ciò detto, direi che questo racconto sicuramente a) arriva e b) suscita emozioni! Tema e tutto quanto sono stati pienamente rispettati. Penso sia un racconto molto potente a livello di emozioni, e che sia ben scritto. Adoro quando ci sono i dialoghi, rendono il tutto ancora più vivo e in questo caso hanno aiutato a sentirsi lì, spettatori impotenti davanti a questo amore destinato a finire. Vorrei abbracciare Megs. E anche te, che sei stata bravissima! Sono curiosa di sapere se ci sarà un seguito che indaga le sensazioni di Megs dopo questa separazione, mi piacerebbe leggerlo! 🙂 Brava brava! Un abbraccio, al prossimo racconto.
Ciao Liv. Lo dico proprio così diretto eh: ma perché??? La sensazione prevalente è stata rabbia. Mi sono arrabbiata sul serio con Stephen. Ma proprio tanto. Quindi devo capire e voglio capire le sue ragioni. Non può cavarsela così. Capirai quindi che per suscitare in me una reazione così bellicosa devi aver colpito nel segno XD Quando ho letto il titolo mi son detta che sicuramente avrei pianto di nuovo ed ero già pronta con i fazzolettini alla mano. Invece mi hai spiazzata. E cavoli se ci sei riuscita. La lettura è stata scorrevolissima. L’ambientazione che hai ricreato assolutamente meravigliosa, quasi dipingessi un quadro. Ti sembrerà strano, ma nonostante il “narrare” dal punto di vista di Stephen, io mi sono sentita Margaret e ho reagito come Margaret. Credo sia questo l’aspetto che, fra tutti, mi ha maggiormente affascinata. Grazie. A presto ^^
Ciao, inizio con il dire che ho divorato questo racconto in quello che mi è sembrato un tempo cortissimo. Complici lo stile e la scelta delle parole, sicuramente un sacco immersive, poi i dialoghi che mi hanno trasportato lì, su quella spiaggia, di notte. Non potevo staccare gli occhi dallo schermo. Complimenti davvero, soprattutto nel modo in cui hai costruito i dialoghi, c’è un climax di emozioni e di immagini che rimangono un sacco impressi nella mente del lettore <3
Non vedo l'ora di leggere il prossimo racconto di febbraio.
A presto,
Joey
Devo dire che questa è seriamente una delle tue storie più belle che tu abbia fatto, mi viene da piangere .