Storytelling Chronicles Introduzione racconto “Un incontro da sogno”
Buongiorno, dopo più di un mese e ormai con un ritardo mostruoso, eccoci qui con il racconto per il mese di novembre per la rubrica Storytelling Chronicles. Per questo mese il tema è stato lungo e complicato con tanti dettagli che non sapevo come incastrare per dare un senso logico a tutto. E la risposta è ovviamente facile: il racconto Un incontro da sogno non ha molto senso. L’idea era arrivata tempo fa parlando con Stephanie (EverythingTellsTales) e la ringrazio per questo; ed è rimasta lì ferma fino a quando non è arrivato questo mese con tutti questi dettagli da usare. Non so nemmeno come, ma il tutto sembrava incastrarsi in un racconto un po’ surreale e assurdo.
I dettagli erano tanti, vi lascio una lista e vi auguro buon divertimento.
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- Citare/usare o parlare del colore rosa
- Moto/macchina bella e veloce
- Elemento fantasy/sovrannaturale
- Il/la protagonista abbia un animale domestico
- Deve esserci qualcosa legato alla Corea del Sud.
- Almeno un personaggio deve essere minorenne
- Qualcuno tra i protagonisti o secondari devono avere gli occhi azzurri/blu
- Almeno uno dei giorni in cui è ambientato il racconto deve essere un giorno di pioggia
- In qualche modo (che sia detto da un personaggio, una locandina che vedono per strada, il libro sul comodino, quel che volete voi) dovrebbe esserci un riferimento al passato, inteso come periodo storico o come passato del personaggio a vostra scelta
- Potrebbe essere citato o anche presente una foresta/bosco? Che sia soprannaturale o reale, fa lo stesso
- Citare il dolce preferito del/la protagonista del racconto.
- Massimo 5000 parole
Un incontro da sogno
Il sole stava tramontando su una New Bay ancora troppo afosa, nonostante fosse arrivata ormai la fine dell’estate. All’orizzonte il cielo si stava colorando di diverse sfumature di arancione e rosso mentre Ashley cercava di studiare invano la cartina che aveva in mano. Aveva dimenticato a casa gli occhiali da sole e nella posizione dove si trovava in quel momento, non vedeva benissimo senza. Il sole aveva l’altezza giusta perché i suoi raggi la colpissero dritto in faccia. Il telefono era quasi scarico, quindi, non poteva sprecare quel poco di batteria che le rimaneva per utilizzare qualche mappa online e cercare dove fosse l’entrata giusta per quello che era l’evento del secolo per lei. Anche se la situazione in quel momento non era a suo favore, si sentiva comunque fortunata perché aveva vinto un biglietto vip per il concerto che avrebbe avuto luogo quella sera e l’opportunità di incontrare i BadStory prima, durante un evento privato. Era probabilmente uno dei pochi momenti della sua vita dove la fortuna le aveva sorriso davvero tanto.
La sua avventura era iniziata sei mesi prima e stava diventando molto lunga e travagliata, ma lei aveva intenzione di godersi ogni momento senza concentrarsi sugli ostacoli che stava incontrando. Dopo tanti pensieri, risparmi e diversi tentennamenti, aveva preso la decisione di comprare un biglietto per vedere finalmente dal vivo la band che seguiva da quando era adolescente. Lei era cresciuta, aveva cambiato gusti, ma loro erano sempre rimasti presenti nella sua vita; la loro musica nel corso degli anni si era in un certo senso adattata al cambiamento che era avvenuto in lei.
Non aveva mai smesso di sentirli vicino, li ascoltava per fare le pulizie, lo faceva quando era triste, arrabbiata con il mondo o quando era felice, c’era sempre una loro canzone che si adattava al suo umore. Sua sorella, una quindicenne che ascoltava i BTS tutto il giorno, la prendeva spesso in giro perché alla sua età continuava a sentire una boy band e ad essere una fangirl che leggeva fanfiction e ogni notizia su di loro. In poche parole, Ashley si comportava esattamente come sua sorella, solo che sulla carta di identità aveva ben dodici anni in più.
Incurante delle occhiate dei suoi genitori che avevano ormai perso le speranze che la loro figlia maggiore facesse l’adulta secondo i loro canoni, ignorando gli insulti nemmeno così velati del suo fratello più grande, ormai sposato e in attesa di un figlio e mettendo a tacere le prese in giro della sorella adolescente, Ashley aveva continuato ad essere felice per il suo acquisto.
Questa sua felicità era aumentata in modo spropositato quando pochi giorni prima della grande data, aveva ricevuto una mail dove il mittente la informava che era stata selezionata per avere un biglietto vip e quindi vedere il concerto da dietro le quinte. Inoltre, poteva incontrare parte della band prima del concerto. Un’occasione unica per lei, una gioia che si insinuava nella lunga lista di eventi spiacevoli che erano accaduti nell’ultimo periodo e che le donava un po’ di luce finalmente. Aveva bisogno di qualcosa di positivo per potersi riprendere dopo un lungo periodo segnato da sfortune e fallimenti.
Ovviamente non ci aveva creduto da subito, era una sognatrice a occhi aperti ma cercava di camminare con i piedi ben piantanti per terra. Aveva imparato a sue spese che quando qualcosa sembrava molto bello, nascondeva da qualche parte una fregatura. Dopo aver fatto diverse ricerche che non avevano dissipato tutti i suoi dubbi, aveva telefonato alla casa discografica e aveva effettivamente avuto la conferma che l’iniziativa era reale e lei era davvero la vincitrice di questa estrazione. Al settimo cielo, aveva urlato e saltellato per tutto il minuscolo appartamento dove abitava, incredula della sua fortuna.
Così, quel giorno, con la borsa a tracolla, la sua maglia rosa con l’immagine di un unicorno come portafortuna e la macchina fotografica in mano, si era presentata in anticipo sul luogo indicato per capire meglio come spostarsi. Le indicazioni erano un po’ confuse ma sapeva che non potevano certo stenderle un tappeto rosso per indicarle l’entrata. Aveva vinto un biglietto vip, ma non era diventata lei stessa una vip con quello.
Dopo aver camminato per un po’, arrivò a quello che secondo le sue stime era il posto dell’incontro. Era un po’ in anticipo, ma decise di attendere l’arrivo degli altri. Dopo un po’ si rese conto che il suo telefono era ormai scarico del tutto, aveva dimenticato anche la sua borraccia e persino la giacca e quello che restava del sole prima di tuffarsi nell’oceano stava per essere completamente coperto da alcune nuvole minacciose. Le premesse stavano peggiorando, ma lei cercò di non perdersi d’animo. Da lì a poco avrebbe incontrato la sua band preferita, quella che le aveva tenuto compagnia in tutti i momenti importanti della sua vita.
E poi aveva la sua fotocamera con le batterie di riserva, quindi, avrebbe immortalato tutto senza problemi e aveva persino una barretta di cioccolato e non sarebbe nemmeno morta di fame. Forse sarebbe morta per il freddo e la sete, ma non era un problema imminente al quale pensare.
Rimase ferma ad attendere per una mezz’ora e siccome non era arrivato nessuno, prese la decisione di cercare qualcuno per chiedere informazioni. Trovò un cancello poco più avanti rispetto a dove si era fermata ed entrò. Il vialetto era vuoto e nel parcheggio c’era una sola macchina, una bellissima Nissan GTR nuovissima. Fece una foto veloce, cercando di non inquadrare la targa per non avere problemi di privacy ed entrò nell’edificio.
L’ampio atrio era vuoto tranne per il divanetto molto elegante in un angolo e il portiere che, salutandola, le indicò l’ascensore e passò il cartellino per farla salire al piano desiderato. Era quasi sconvolta da tutto che non riuscì nemmeno a fare una domanda al portiere prima che l’ascensore si chiudesse e iniziasse a salire. Non sapeva se preoccuparsi, visto che era da sola in un posto sconosciuto oppure se gioire perché si stava finalmente avvicinando il momento dell’incontro tanto atteso.
Quando le porte dell’ascensore si aprirono, continuò a camminare fino alla porta in fondo al corridoio e bussò un paio di vote, restando in attesa di una risposta che non arrivò. Ormai era già entrata quindi non vedeva perché attendere oltre e aprì la porta.
«C’è qualcuno? Sono qui per il biglietto vip che ho vinto, non so se sono nel posto giusto.»
Sentì dell’acqua scorrere e le parve un po’ strano, si aspettava di vedere la band, altre persone, la sicurezza, non quel silenzio e quell’ambiente così intimo. Guardò attorno a lei e vide una chitarra e dei fogli su un grande divano, una bottiglietta d’acqua mezza vuota, una felpa e una maglietta buttate in un angolino e un libro sulla nascita dell’Impero Romano appoggiato sul tavolino con un segnalibro al suo interno. La grande vetrata aveva un panorama mozzafiato sulla città. Il tramonto e il mare in lontananza erano semplicemente spettacolari, colorati di arancione mentre le nuvole scure stavano coprendo tutto. Si avvicinò e tirò fuori la macchina fotografica per immortalare quello spettacolo della natura. Alla seconda foto, sentì un tonfo dietro di lei e qualcuno che imprecava.
«Dannazione, Danny ti ho detto di trovarmi un ibuprofene per il mal di testa, non una fan disposta a spogliarsi per me. Perché diavolo vuoi risolvere tutto con il sesso? Cresci amico, non siamo più degli adolescenti arrapati.» L’uomo che parlò continuò a imprecare mentre entrava nella stanza, coperto solo con dei boxer e un asciugamano che stava usando per asciugarsi i capelli. Appena la guardò però, lei rimase senza parole, incantata dal blu intenso dei suoi occhi.
«Se vuole io ho un ibuprofene da qualche parte, cioè non so se lo vuoi, perché ti ho dato del lei quando dovresti avere forse un paio di anni più di me, ma giuro che non ti avveleno, insomma, cavolo sei tu. Oh broccoli lessi, sei mezzo nudo pure. Victoria vorrebbe essere qui a prendermi in giro e non mi crederebbe nemmeno se gli facessi vedere una foto. No, non sto facendo la foto, giuro, era solo un modo di dire.» Era in ansia in quel momento e come accadeva sempre, parlava senza rendersi conto e senza che il discorso avesse un filo logico. Era uno dei suoi tanti problemi, come i suoi genitori e suo fratello le avevano fatto notare spesso. Loro davano la colpa al suo modo di essere una bambina, quando in realtà il suo problema era l’ansia che alcune situazioni le creavano.
«Sembri un cervo che è appena uscito da un bosco fitto e si è trovato i fari di una macchina che lo stanno accecando. Mi stai guardando come se avessi le corna io praticamente. E non credo di aver capito nulla di ciò che hai detto quindi iniziamo con le basi: chi diavolo sei tu e cosa ci fai nel mio appartamento?»
«Io… oddio, è il tuo appartamento? Cioè davvero tu abiti qui? Solo io potevo finire un pasticcio simile, non ci credo. Cavolfiori amari, adesso vado via, ma oddio, tu sei qui e io ti ho visto così da vicino! Sappi che la me adolescente sarebbe svenuta in questo momento.» Chiuse gli occhi per un attimo e imprecò mentalmente pure lei perché stava straparlando davanti al suo idolo facendo la figura della sciocca.
«Ho l’impressione che anche la te di adesso stia per svenire, visto che parli senza respirare. Non ti hanno mai insegnato che respirare è fondamentale per la vita? Lo faccio anche mentre canto, sai. E poi, che modo di parlare è il tuo?» Alzò un sopracciglio e incrociò le braccia. Il fatto di essere mezzo nudo sicuramente la metteva in soggezione e questo dava a lui un vantaggio perché voleva capire chi fosse e soprattutto perché si trovasse lì. Non era raro che trovasse persone sconosciute nelle camere di albergo, ma lì doveva essere tutto chiuso e quindi la sua privacy era assicurata. Almeno, in teoria, visto che aveva davanti agli occhi una sconosciuta con una macchina fotografica tra le mani. Non una buona premessa, doveva ammetterlo.
«Che grande notizia che mi hai appena svelato. Non sapevo che respirare fosse importante e che si potesse fare mentre si parla o si canta. Vuoi che ti paghi per la tua preziosa informazione?» Ashley spense la macchina fotografica e coprì l’obbiettivo. Non voleva creare problemi e neanche dare ulteriori motivi perché il suo idolo fosse ancora meno gentile nei suoi confronti. Nei suoi sogni da adolescente aveva immaginato una volta o due di incontrarlo e perché no, baciarlo. Ricordava quei sogni dove lei sbatteva contro di lui per caso e lui era così gentile da aiutarla e poi accompagnarla a casa chiedendole chi fosse e poi baciandola perché il colpo di fulmine lo aveva investito. Crescendo i suoi sogni erano cambiati un po’ e andavano ben oltre un bacio, ma erano in ogni caso molto diversi dalla realtà che si presentava davanti a lei in quel momento.
Sapeva che tutto quello che lei sognava era una cosa impossibile ma un po’ sperava dentro di lei di essere notata. Non per un bacio o per altro, ma almeno che qualcuno le parlasse con gentilezza era il minimo. Non si sarebbe lanciata su di lui come aveva già visto fare a tante fan per altri cantanti, anche se era una persona pubblica ed era il suo idolo, baciarlo senza il suo consenso per lei era un’aggressione e non lo avrebbe mai fatto. Nemmeno nei suoi sogni accadeva una cosa del genere.
Era già sufficiente essere lì davanti a lui, mezzo nudo, ad invadere la sua privacy. Si era già resa ridicola e voleva scomparire sperando che fosse tutto un sogno, ma il pizzicotto le fece male e purtroppo per lei la scena non cambiò nemmeno di una virgola.
«Vedo che almeno sai usare l’ironia. Forse è più importante che saper respirare. Tuttavia, lasciamo stare i convenevoli: chi sei e perché sei qui? Devo sapere chi denunciare.» Il suo sguardo duro la colpì perché era così serio che non poteva certo dubitare delle sue parole.
«Denunciare? In che senso denunciare? Non ho fatto nulla. Capperi, se torno a casa con una denuncia, finirò per essere diseredata a vita.» Continuò a maledirsi sottovoce mentre lui la guardava sempre più perplesso. Parlava tra sé e sé per cercare una soluzione, purtroppo senza successo.
«Come parli? Sembri una bambina.» Damian iniziava a pensare di avere le allucinazioni. Era abituato a fan che entravano nelle camere d’albergo ma solitamente a quella ora erano già mezze svestite che cercavano attenzioni di qualche genere da lui mentre la ragazza che si trovava lì in quel momento sembrava non essere del tutto interessata al fatto che lui fosse mezzo nudo. Lo aveva guardato, eccome se lo aveva fatto, ma con garbo e cercando di nascondere il suo sguardo fugace, come se stesse facendo una cosa proibita e non voleva farsi beccare. Dopo tutto, forse il suo mal di testa era più grave del previsto.
«Come parleresti tu se avessi un pappagallo come animale di compagnia, che purtroppo ha la brutta abitudine di ripetere le tue parole soprattutto nei momenti peggiori? Come parleresti se lui sentisse le tue imprecazioni e le ripetesse davanti ai tuoi genitori, a tuo fratello che ti guarda male, a tua sorella adolescente che poi ti prende in giro? Bisogna ingegnarsi amico, ecco cosa bisogna fare. E sì, straparlo perché sono in ansia. Quindi questa denuncia?»
«Sei entrata nella mia stanza senza permesso e senza invito, con una macchina fotografica con la quale chissà quante e quali foto hai fatto, probabilmente hai anche rubato qualcosa per avere un ricordo da mostrare al mondo o da vendere al miglior giornale spazzatura. Direi che ci sono tante cose per le quali posso denunciarti. E le parolacce che tu non puoi dire perché il tuo pappagallo le ripete davanti ai tuoi genitori saranno l’ultimo dei tuoi problemi.»
«Ho un biglietto vip, sono venuta qui per questo. Ho cercato l’indirizzo sulla mappa che ho stampato e non ho trovato nessuno per avere indicazioni, quindi, sono entrata e il portiere mi ha mandato qui. E non trattare male Sparrow perché lui canta pure le tue canzoni, non dice solo le parolacce.»
«E io dovrei credere alla tua storia inventata? Non sai neanche mentire bene. E hai un pappagallo che si chiama Sparrow? Sei seria?» Damian la guardò sempre più perplessa. Non riusciva ancora a comprendere se il tutto era reale o meno.
«Si chiama Jack Sparrow e no, non puoi ridere. Seconda cosa, non mento, ecco il biglietto. Ho persino stampato la mail con le informazioni.»
Gli passò un foglio un po’ spiegazzato che lesse e rilesse e alla fine dovette purtroppo ammettere che la ragazza aveva ragione: aveva vinto uno dei biglietti messi in palio dalla casa discografica ma qualcuno aveva sbagliato a inviarle le indicazioni. Non era esattamente nel posto sbagliato in effetti. Non spiegava come mai fosse nel suo attico e perché avesse una macchina fotografica in mano, ma almeno non aveva inventato tutto.
«Questo non spiega perché ti sei fatta diversi piani fino all’attico, sei entrata in una stanza chiusa senza permesso e hai fatto foto in giro.»
«Ormai ero qui, cosa dovevo fare? Il telefono è morto senza batteria, non potevo nemmeno chiamare qualcuno per avere indicazioni. Ho pensato che avrei incontrato una persona per avere delle risposte. E le foto le ho fatte solo al tramonto, prima che tu arrivassi e prima che la pioggia prendesse il sopravvento. Puoi stare tranquillo.»
«E hai incontrato me. Che fortuna per te e per la tua macchina fotografica. Quanto vuoi?» Damian prese i pantaloni e la maglia dimenticati sul divano e li indossò velocemente. Non credeva ormai di intimorirla più di tanto restando mezzo nudo davanti a lei, così decise di vestirsi prima che qualcuno li vedesse in quello stato.
«Cosa? Quanto voglio di cosa? Se si tratta di cibo, i croissant al cioccolato sono i miei preferiti. Oddio, quale è il tuo dolce preferito? Hai sempre detto la torta al cioccolato di tua mamma, ma non so se credere o se era solo una risposta pronta.»
«Soldi, quanti vuoi per cancellare le foto e andartene senza raccontare nessuna storia assurda ai giornali? E sì, quella è davvero la mia torta preferita. Oddio, non posso crederci che siamo passati a parlare del mio dolce preferito.» Damian si passò le mani tra i capelli, disperato.
«Niente, non sono qui per i soldi. Oddio, incontro un cantante famoso per una volta nella mia vita e la situazione diventa assurda. Solo a me possono capitare queste cose. E lui pensa persino di denunciarmi, diciamo che non me lo immaginavo così questo incontro.» Ashley abbassò le spalle rassegnata, era stato troppo bello per essere vero il tutto. Era rimasta ottimista fino a quel momento quando doveva ammettere la sua sconfitta: aveva creato nuovamente una situazione assurda con le sue scelte non ponderate bene. Doveva dare ragione a suo fratello, l’essere impulsiva era un suo grandissimo difetto.
«E come ti immaginavi questo incontro di preciso?» Damian la guardò spostarsi verso il divano e lasciarsi cadere sconfitta. Aveva visto una ragazza combattente che non si era tirata indietro davanti a lui ma un solo pensiero l’aveva buttata giù in un attimo. La stava guardando senza capire cosa esattamente l’aveva portata ad abbattersi così velocemente.
«In realtà immaginavo di vedervi tutti oggi, di fare qualche foto, di sentire qualche aneddoto divertente, di sentire qualche canzone cantata da voi in privato. Qualcosa di tranquillo tutto sommato, di certo non quello che ho sognato l’altra sera.»
«E cosa avresti sognato? Ormai direi che abbiamo parlato di tutto, so persino il tuo dolce preferito quindi, se mi hai sognato, vorrei sapere cosa stavo facendo.» Damian la vide diventare rossa e iniziò a ridere piano mentre lei apriva la bocca e la richiudeva almeno un paio di volte. Era davvero divertente, doveva ammetterlo. Non era sicuro ancora del tutto della sua innocenza, ma era sempre più convinto che non fosse un vero pericolo per lui.
«Credo sia una cosa personale. La scena poteva essere simile al nostro incontro, cioè a te che comparivi dal nulla, da soli in un posto dove nessuno poteva intervenire e rovinare la situazione, solo che ci sono troppe differenze.» Ashley abbassò lo sguardo con le guance che le bruciavano perché non poteva di certo dirgli che lo aveva davvero sognato mezzo nudo ad un certo punto della sua vita.
«Se posso fare un’ipotesi, direi che ero mezzo nudo come prima, magari anche con i capelli bagnati appena uscito dalla doccia, solo che tutto sorridente e con la voce suave e seducente?» Damian cercò di trattenere la risata mentre la vedeva diventare ancora più rossa, segno che l’aveva proprio colpita dritta al punto.
«Eri almeno gentile e non volevi denunciarmi urlando accuse infondate. Ecco, questo era decisamente diverso rispetto al mio sogno.»
Damian rimase per un attimo in silenzio e decise di non infierire ulteriormente, in fondo aveva capito benissimo cosa aveva sognato la ragazza. Non era di certo l’unica, ma il modo in cui lo aveva ammesso, con tutto il rossore in viso e l’incapacità di guardarlo negli occhi, gli indicò che probabilmente era più innocente di quello che aveva pensato inizialmente.
«Comunque, lasciamo stare i sogni e erotici su di me e torniamo al presente: tu sei nel posto sbagliato, l’incontro era al primo piano dall’altra parte del complesso di questi edifici e io sono in ritardo per incontrare i fortunati vincitori, perché mi sono trattenuto a parlare con te. Come risolviamo questo?»
«Broccoli lessi, sono davvero spacciata. Non solo ho combinato un pasticcio e mi sono resa ridicola davanti a te ma non mi farò probabilmente degli amici oggi perché per colpa mia sei in ritardo. Direi che sto solo peggiorando il tutto.»
«Ragazza strana senza nome, dammi due minuti e possiamo andare assieme al luogo dell’incontro. Se mi prometti che non tocchi nulla, potrei dimenticare di quella denuncia. Cosa ne dici?» Damian decise di fidarsi, non sapeva cosa lo aveva spinto a fare quella scelta, ma sentiva dentro di sé che era la cosa giusta. Poteva restare lì a minacciarla o a cercare di farsi raccontare nuovamente tutta la storia da lei, ma aveva l’impressione che non sarebbe cambiato nulla. Lei era davvero solo nel posto sbagliato e il suo errore lo aveva fatto in buona fede.
«Starò qui immobile, giuro. Posso solo farti una foto da appendere in camera mia? O sto chiedendo troppo?» Ashley alzò gli occhi e lo guardò piena di speranza, dopo tutto quel tempo in cui si era rifiutata persino di guardarlo in faccia per la vergogna.
«Nudo?» Damian la guardò alzando un sopracciglio e la vide nuovamente diventare rossa. Si stava divertendo più del dovuto, doveva ammetterlo. In fondo gli era persino passato il mal di testa e non si divertiva in quel modo semplice e spontaneo da tanto tempo, non con qualcuno fuori dalla sua band. Le persone erano così interessate al suo successo, alla fama, ad avere un pezzo di lui, che non erano davvero spontanee e naturali in sua presenza.
«No, non voglio una foto tua nudo. Cioè non ci sarebbe nulla di male in un nudo artistico, hai un bel fisico, ma ecco, io intendevo una foto di te che tenevi la chitarra in mano, così potevo dire di averti fatto almeno una foto da vicino.» Lo guardò nuovamente speranzosa e rossa in viso e si maledisse di nuovo. «Sto straparlando di nuovo, hai ragione. Sto zitta e aspetto che ti prepari. Sarò muta, come non lo è mai Sparrow.»
«Se mi mandi una copia della foto e un giorno mi presenti il tuo pappagallo, poso per te. Vestito, se insisti.» Le fece l’occhiolino mentre si stava togliendo la maglietta andando verso la cabina armadio per prepararsi.
Ashley si alzò e si girò velocemente imprecando nuovamente con il suo linguaggio strano e lui scoppiò a ridere. Lei lo sentì e finalmente sorrise anche lei. Forse, dopo tutto, quello era davvero un sogno.
Note sui dettagli usati
Arrivati qui, la domanda è spontanea: avete trovato tutti i dettagli? Io spero di sì, in ogni caso lascio una breve spiegazione su cosa ho usato e dove.
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- Citare/usare o parlare del colore rosa: lei indossa una maglia rosa con un unicorno che è il suo portafortuna
- Moto/macchina bella e veloce: Ashley vede una macchina Nissan GTR nel parcheggio
- Elemento fantasy/sovrannaturale: la scena si svolge simile ai sogni che fa Ashley
- Il/la protagonista abbia un animale domestico: Ashley lei ha un pappagallo come animale che ripete le cose sempre e per questo lei non può dire le parolacce
- Deve esserci qualcosa legato alla Corea del Sud: vengono nominati i BTS (scusate, ma non sapevo cosa nominare e siccome si parlava di cantanti, ho pensato fosse la cosa giusta)
- Almeno un personaggio deve essere minorenne: la sorella di lei ha quindici anni
- Qualcuno tra i protagonisti o secondari devono avere gli occhi azzurri/blu: Damian ha gli occhi blu
- Almeno uno dei giorni in cui è ambientato il racconto deve essere un giorno di pioggia: ad un certo punto inizia la pioggia
- In qualche modo (che sia detto da un personaggio, una locandina che vedono per strada, il libro sul comodino, quel che volete voi) dovrebbe esserci un riferimento al passato, inteso come periodo storico o come passato del personaggio a vostra scelta: nella stanza c’è un libro sulla nascita dell’Impero romano
- Potrebbe essere citato o anche presente una foresta/bosco? Che sia soprannaturale o reale, fa lo stesso: Damian le chiede se è un cervo che si spaventa appena uscito dal bosco
- Citare il dolce preferito del/la protagonista del racconto: lei dice che il suo dolce preferito sono i croissant al cioccolato
- Massimo 5000 parole: 3671 parole totali
Disclaimer & copyright
Il contenuto del racconto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. Questa breve storia è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.
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Primo commento va al nome del pappagallo. Una sola parola: mitica! Non posso che approvare visto il mio amore per Jack Sparrow e Pirati dei Caraibi. Secondo: il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo e mi sono rivista molto nella protagonista. Insomma, chi non sogna di essere in presenza del proprio idolo? Soprattutto in maniera poco innocente. Ho apprezzato ogni singola parola e ho trovato dolcissime e divertenti i loro dialoghi. Spero di rivederli in altre occasioni questi tuoi personaggi perché mi ci sono affezionata subito. Ottimo lavoro!
Un racconto dolce e ilare, che lascia un bellissimo sentimento dentro e, giuro giuro giuro, la voglia di saperne di più. Ashley è un personaggio molto particolare, in cui forse un po’ tutte noi ci riconosciamo (vi metto dentro tutte, girls, perdonatemi ma è solo per non sentirmi troppo sola xD). Mi ha fatto morire dal ridere, ma l’avrei anche abbracciata per la tenerezza che mi ha suscitato. Damien è comprensibilmente scioccato ahaha eppure, chissà quante ne ha viste nella sua carriera di grupie svitate. Quindi il primato di Ashley è un vero colpo al cuore per lui, penso in tutti i sensi, perché mi sa che inizia a piacerle, per questo ne vorrei sapere di più. I punti li hai inseriti quasi tutti alla perfezione, qualcuno solo un pochino tiratello, ma ci avevi avvisate u.u Lo stile è scorrevole, molto piacevole e il racconto si beve velocemente! Da tenere a mente che ci vorrebbe una lettura in più per sistemare qualche errorino qui e lì. Alla prossima!
Ok, sto finendo adesso di ridere… è la prima volta che ti leggo quindi non conoscevo il tuo stile, ma questo racconto è davvero spassoso! Ho adorato come hai inserito tutti gli ingredienti in maniera del tutto naturale. Animale domestico: un pappagallo di nome Jack Sparrow (davvero fantastico!); e poi vogliamo parlare di “broccoli lessi” e “cavolfiori amari”? Espressioni davvero esilaranti. Mi sono divertita tanto a leggerti, in effetti la situazione era surreale e penso che un po’ tutte ripenseremo a quando eravamo delle adolescenti fan sfegatate dei nostri idoli. E’ una storia divertente ma, a suo modo, anche dolce;
Commento tecnico: parecchi refusi ed errori di battitura sparsi nel testo e qualche frase un po’ arzigogolata, ma nulla che una lettura in più non possa sistemare. Ancora brava e grazie per i sorrisi.
Ed eccomi qui a commentare questo racconto che ho scoperto senza saperlo di averti aiutato a creare con i miei scleri su concerti e fanfiction varie ahahha Prima cosa: mi è piaciuto tantissimo come hai inserito i vari elementi nel racconto; ho trovato tutti i dettagli usati in modo davvero intelligente, e mai forzato (ad esempio nella parte dove si parla del dolce preferito o dell’animale: geniale!). Seconda cosa: il racconto in sé. Non lo trovo per niente delirante, anzi, al contrario, credo che pur avendo dovuto inserire elementi così diversi tra loro la tua storia fili più che liscia e intrattenga il lettore a meraviglia. Forse, ma per puro gusto personale, qualche parte l’avrei fatta meno descrittiva, per bilanciare un po’ di più coi dialoghi che mi hanno letteralmente uccisa (lei che impreca citando ortaggi vari giuro, io ho pianto dal ridere!!). A parte questo, per quanto mi riguarda siamo di fronte a un’altra ottima storia uscita dalla tua super penna, brava brava!! 🙂
Divertente e spassoso, mi è piaciuta la verve comica che hai riservato alla protagonista, una di noi insomma che nella sua imperfezione, goffa, impacciata, ansiosa e semplice rende perfettamente l’idea. Sei riuscita a incastrare tutti gli elementi creando un racconto simpatico e molto realistico