Storytelling Chronicles Introduzione racconto “Una dichiarazione d’amore”
Buongiorno, dopo un lungo periodo, eccoci qui di nuovo con un racconto per la rubrica Storytelling Chronicles. Abbiamo ripreso e spero diventi nuovamente una costante con un racconto ogni mese. Per questa volta il tema era “riprendere e finire qualcosa che avevamo iniziato”. Di cose iniziate ne avevo anche troppe, idee, appunti, racconti scritti a metà, ma il vincitore che è stato scelto per essere finito è questo “Una dichiarazione d’amore”. Il racconto è nato per caso mentre sentivo una canzone (Mon amour di Slimane, vi lascio il link della canzone che ha partecipato all’eurovision). Vi lascio il racconto e attendo vostri commenti.
Una dichiarazione d’amore
La pioggia fitta batteva contro le grandi vetrate senza tregua, accompagnando le note del pianoforte in una melodia lenta e straziante. L’atmosfera e la musica rappresentavano davvero bene il suo stato d’animo malinconico di quella sera. Si rese conto che si sentiva così da tanto tempo e se doveva essere sincero con se stesso, aveva dimenticato cosa significava non vivere di ricordi durante la notte. Di giorno era sempre in movimento e il lavoro lo teneva impegnato, ma quando calava il buio, i ricordi riaffioravano e lui perdeva il sonno ripercorrendo le stesse situazioni con la speranza che potessero cambiare. Aveva così tanti ricordi da portare alla galla che a volte si chiedeva se fossero persino eventi accaduti davvero o se la sua mente aveva iniziato a giocargli un brutto scherzo immaginando tutto.
Non sapeva nemmeno quando fosse cominciato quel circolo vizioso che ormai era la sua vita: forse tutto aveva avuto inizio quella notte che era andato via da casa lasciando tutto dietro di lui o forse persino prima, forse quando l’aveva rivista con gli occhi di un uomo adulto che aveva già sofferto o forse quando l’aveva baciata la prima volta e aveva finto di averlo dimenticato. Tutti momenti che in qualche modo avevano trasformato la sua vita aggiungendo nuovi sentimenti; ma se doveva essere sincero davvero, quel bacio era stato davvero il momento che aveva cambiato la sua vita per sempre. Quello era stato il momento in cui aveva realizzato che starle vicino sarebbe stata una tortura per lui e che i suoi sentimenti, così incasinati in quel periodo, le avrebbe fatto male, l’avrebbero limitata e lui non voleva essere il suo rimpianto.
Erano passati anni da quella notte; eppure, lui la ricordava ancora e ogni volta che doveva scrivere una canzone d’amore, tornava indietro nel tempo a quella sera perché era stato l’unico bacio che lo aveva dato in modo innocente e dolce mettendo a nudo il suo animo senza dire nemmeno una parola. Era la notte nella quale aveva donato il suo cuore senza più riprenderlo.
Nel corso degli anni erano state tante le cose che gli avevano portato ispirazione per scrivere il testo o la melodia di una nuova canzone: persone e situazioni che aveva visto, novità nella sua vita, frasi o situazioni sentite nei momenti più improbabili come il viaggio in un aereo o sulla metro; aveva usato tutto perché l’ispirazione era così, nasceva a caso da una scintilla. Con il tempo però, era cambiato il suo modo di scrivere, di sentire e vedere le cose, diventando spesso cinico e con sempre meno speranze.
La vita gli aveva fatto capire che non si poteva mai avere tutto e che a volte per realizzare un sogno bisognava pagare un caro prezzo; nel suo caso aveva sacrificato la sua vita sul palco per la musica. Tuttavia, c’era una cosa, una sola, che non era mai mutata nonostante tutto quel tempo: il dolore e il rimpianto che provava per aver perso l’occasione di stare accanto a una persona.
Non lo sapevano in molti, forse qualcuno aveva intuito qualcosa, ma lei era stata la musa di gran parte della sua carriera da musicista anche se molte delle canzoni che aveva scritto erano ancora nascoste in una scatola nella cassaforte del suo agente. C’erano state notti passate in bianco per scrivere il suo malessere, la sua solitudine, per esprimere in versi e note quel dolore straziante che provava quando si svegliava e si rendeva conto che lei non era accanto a lui e che tutto era stato solo un sogno. Quelle erano canzoni diverse dal genere al quale erano abituati i fan e per questo le aveva messe da parte in attesa di farle conoscere al mondo intero al momento giusto. E sentiva che era finalmente arrivato.
Finì di scrivere gli ultimi appunti e le ultime note e prima di ripensarci, prese le chiavi della macchina e uscì di casa di corsa stringendo i fogli in una mano.
Quando erano in giro per il mondo prendevano sempre una suite con uno spazio comune così potevano ritrovarsi e stare insieme prima dei concerti. Quando però erano a New Spring, ognuno stava a casa sua perché quella città era speciale per loro essendo la loro casa e il loro punto di partenza. Avevano nei dintorni le famiglie ed era l’unico concerto dove alla fine potevano partecipare tutti coloro che contavano per loro.
Corse via nel buio della notte per raggiungere l’appartamento del chitarrista perché doveva avere la sua opinione prima dell’alba. Non sarebbe riuscito a dormire in ogni caso, l’eccitazione del momento era troppa così come la paura di mettere a nudo la sua anima.
Il portiere lo guardò con curiosità ma non disse nulla, gli aprì la porta e lo lasciò entrare nell’edificio senza fare domande. Era abituato a vederli piombare lì a qualsiasi ora del giorno e della notte quindi non si scandalizzava più. Non era la prima volta che qualcuno di loro si presentava di notte con qualche strumento o dei fogli stropicciati nelle mani. La loro vita da musicisti era in gran parte composta da istanti come quello, dove l’ispirazione faceva la sua apparizione e loro non potevano fare altro che coglierla al volo.
Quando Jack gli aprì la porta, assonnato e mezzo nudo, Andrew entrò senza scomporsi o attendere un invito.
«Dimmi che casa tua è andata a fuoco ed è per questo che sei qui, alle tre di notte a disturbare il mio sonno. Qualsiasi altra ragione ti abbia portato qui non è abbastanza valida e ti ucciderò appena mi confermerai che potevi aspettare domani mattina, un orario più consono.» Jack lo guardò furioso incrociando le braccia sul petto, fregandosene di avere addosso solo i boxer. Lui e gli altri componenti della band avevano vissuto assieme in spazi molto ristretti e non era una novità essere visto da loro quasi nudo, aveva smesso da anni di nascondere persino le sue cicatrici che erano per lui un promemoria di un passato troppo doloroso per raccontarlo.
«L’ispirazione J, l’ispirazione ha colpito e io volevo la tua opinione, subito.» Andrew era nervoso e appena Jack si rese conto di questo, cambiò leggermente posizione ammorbidendosi. Era raro che Andrew mostrasse una debolezza e lo aveva visto nervoso in rare occasioni; quindi, cercò di capire cosa gli avesse scatenato quei sentimenti. Era sicuro non fosse una cosa da niente.
«Perché non sei andato da Morgan? Lui probabilmente ne sa di più sugli arrangiamenti di una nuova canzone, avete curato insieme i dettagli degli ultimi album.»
«Gli ultimi album non c’entrano nulla e qui e adesso non si parla di tecnica; questa è una canzone molto diversa e so che tu puoi capire il testo e il perché sia nata.» Con la mano tremante, Andrew allungò i fogli ormai stropicciati.
Jack li prese in mano e iniziò a leggere il testo con massima concentrazione. Non aveva ancora sentito Andrew cantare neanche un verso ma solo leggendo le parole lo poteva immaginare e sapeva che sarebbe stato un successo in qualsiasi modo l’avessero suonata. Non sarebbero contate le note, i suoni, perché la sua voce sarebbe stata sufficiente a trasmettere tutto ciò che lui aveva messo lì, nero su bianco.
«Tutto questo è per lei?» Jack alzò il foglio e guardò il suo amico comprendendo perché era venuto da lui nel cuore della notte. Quando lo vide annuire, prese un respiro profondo. «Sai cosa significherà cantarla vero?»
«Significa che metterò me stesso su un piatto d’argento davanti al pubblico, ai giornalisti e ai paparazzi.» Alzò gli occhi al cielo come se quella risposta fosse ormai scontata. Non era certo la prima volta che mettevano qualcosa di personale nei versi di una loro canzone, lo avevano sempre fatto tutti.
«Oh no amico, sarà molto più di quello che tu immagini. Con questa canzone dichiarerai davanti al mondo che ami una donna e che ci sarà solo lei qualsiasi cosa accada e in questo modo mostrerai quale è sempre stata la sua debolezza.»
«Debolezza? L’amore è davvero una debolezza Jack?»
«Oh no, è una forza e noi lo sappiamo bene perché abbiamo sofferto e nonostante questo, abbiamo deciso di amare lo stesso e di scrivere canzoni in nome dell’amore. Sarà una debolezza solo perché mostrerai il vero te davanti a migliaia di persone e loro vorranno un pezzo di ciò che sei.»
«Non si sono già presi tutto? L’unica cosa che non hanno ancora è il mio cuore e questo appartiene a una persona da anni.» Si lasciò cadere sul divano passandosi la mano tra i capelli più volte.
«Il tuo cuore e il tuo annullare sinistro, che probabilmente sarà occupato solo dall’anello di una sola donna, che sia fisico o meno.» Jack gli indicò la mano dove aveva tatuato un anello sul dito, una cosa che nessuno aveva mai capito perché l’avesse fatto.
Jack prese i suoi jeans da terra e la maglietta e si vestì, ma non riuscì a far un passo verso il pianoforte che una donna comparve nella stanza.
«La nostra fotografa? Davvero?» Andrew guardò Jack sorpreso e per un attimo voleva fargli la ramanzina sul fatto che le avventure da una notte dovevano restare fuori dal gruppo di lavoro quando si rese conto che era stato a petto nudo fino a un attimo prima quindi lei lo aveva visto senza maglia e lui non si spogliava mai del tutto davanti a una donna. Le sue cicatrici portavano troppo domande ed era più facile non farle mai vedere, se non a chi meritava la sua piena fiducia. «Hai trovato anche tu la tua forza, vero?» La domanda nascondeva un significato molto diverso e più profondo di quello letterale e quando Jack annuì con la testa, Andrew andò a sedersi al pianoforte come se non fosse mai successo nulla.
«Devo andarmene?» Caroline era ancora in piedi in mezzo all’enorme soggiorno a guardarli senza sapere cosa fare. Indossava una felpa di Jack e dei suoi pantaloncini, era inutile nascondersi dietro la realtà dei fatti. Era tuttavia sorpresa del fatto che Andrew non avesse fatto commenti sulla sua presenza lì quella notte.
«No, forse potrai aiutare Andrew a interpretare meglio la nuova canzone che ha scritto. Un parere femminile potrebbe essergli utile.»
Andrew iniziò a suonare e piano piano, Jack si aggiunse con la chitarra, creando una melodia che in poco tempo catturò entrambi. Caroline rimase ad osservarli in silenzio, rapita da quel mondo dove loro si erano chiusi. Il testo lo aveva scritto Andrew, ma Jack era altrettanto colpito dal significato profondo che nascondeva.
Caroline rimase in disparte a vederli suonare e cantare, provare e riprovare, prendere appunti e capì soltanto dopo di essere stata testimone di qualcosa di unico: la nascita di una nuova era per quella band.
Diversi mesi dopo
Andrew prese la bottiglia e inghiottì dei piccoli sorsi con gli occhi chiusi. Avevano appena finito la scaletta di quel concerto e fatto persino i bis. Il pubblico era in delirio e lui era onorato, felice e terrorizzato allo stesso tempo. Quella piccola pausa di pochi istanti gli serviva per recuperare la voce e allo stesso tempo farsi coraggio perché da lì a qualche minuto avrebbero cambiato ulteriormente la loro vita.
«Questa è una sera speciale per noi e questo è un concerto particolare. Siamo a casa nostra, nella città che ci ha visti crescere come persone e come musicisti e stasera voglio farvi una sorpresa: una canzone inedita. Per rispondere a una domanda che avete fatto molti di voi nei giorni scorsi, stasera si chiude un capitolo della nostra vita e inizia un altro nuovo tutto ancora da scoprire. No, non ci separiamo, riusciamo per fortuna a sopportarci ancora senza tirarci addosso gli strumenti e continueremo a fare musica perché probabilmente per molti di noi è la cosa che sappiamo fare meglio.» Si fermò per riprendere il controllo della voce che tremava per l’emozione e per capire la reazione del pubblico. Lui amava ispirare gli altri, offrire loro emozioni attraverso la musica e sapeva che quel momento era importante per tutti loro.
«Questo di oggi è l’ultimo concerto che ci vede legati a MBD Records come etichetta, il nostro rapporto continuerà ad esserci come amicizia e collaborazione ma il prossimo album sarà diverso e sarà pubblicato dalla nostra stessa etichetta Phoenix Music Recording. Vedrete un genere nuovo, canzoni che segneranno la nostra entrata nel mondo degli adulti.» Si fermò di nuovo e vide il pubblico in silenzio che pendeva dalle sue labbra. Tenere ferma l’attenzione di uno stadio intero era qualcosa di surreale e lui era grato per quel momento.
«Stasera ci sono tante novità e per finire il mio lungo monologo, vi confermo che Jack, il nostro bassista, avrà una figlia tra qualche mese e Connor si sposerà, quindi siamo pronti davvero a diventare adulti. Per quanto riguarda me, stasera vi suonerò e canterò una canzone in anteprima, la mia dichiarazione d’amore a quella bambina che mi ha rapito il cuore, a quella ragazza che mi ha fatto passare tantissime notti in bianco a pensare a lei, a quella donna che mi ha fatto piangere, all’unica che abbia mai indossato un mio anello e che mai lo farà.»
Andò verso il pianoforte che avevano messo sul palco dietro di lui mentre lui parlava al pubblico e si sedette. Guardò i suoi compagni di band e suoi amici e fece loro un cenno leggero con la testa per dare il via a quel momento che avrebbe segnato il loro nuovo inizio.
Appena le prime note si diffusero, il pubblico scoppiò in un urlo sorpreso.
Chiuse gli occhi e iniziò a cantare, ricordando immagini di un passato ormai lontano: una voce che lo chiama, una bambina che gli sorride senza un dente davanti, una ragazza che lo seguiva in bici urlando che lo avrebbe cercato fino alla fine del mondo.
Je t’aime (io ti amo)
J’sais pas pourquoi (non so nemmeno perché)
Je rejoue la scène (rivedo la scena)
Mais c’est toujours la même fin qui recommence (ma è sempre la stessa che ricomincia)
Tu n’entends pas(tu non senti)
Ma peine (il mio dolore)
On en fait quoi?(cosa facciamo?)
Est-ce que tu m’aimes(tu mi ami?)
Ou pas?(o no?)
Continuò a suonare e cantare con gli occhi chiusi, immaginando di dire tutte quelle parole proprio alla donna dei suoi sogni. Aveva paura di perdere il coraggio e non riuscire a dirle ciò che provava, così aveva scritto quella canzone come una dichiarazione d’amore. Ripercorse mentalmente tutti quei momenti che in qualche modo avevano cambiato la sua vita.
La prima volta che lei era caduta dalla bici rompendosi il polso era stato per lui il giorno più triste della sua infanzia. Aveva capito in quel momento cosa significa preoccuparsi per qualcun altro e soffrire se quella persona stava male.
L’estate dei loro quattordici anni quando lui si era reso conto che provava attrazione per lei, quando aveva iniziato ad essere geloso di ogni ragazzo che le stava vicino.
La prima volta che avevano guidato una macchina, da soli, dopo aver preso la patente; la prima volta che lui si era ubriacato e lei si era presa cura di lui, la loro prima festa, il primo ballo insieme.
Sorrise mentre ricordava il loro primo appuntamento: lei si era offerta di aiutarlo così lui avrebbe capito come comportarsi per conquistare le ragazze e lui l’aveva portata fuori a cena. Aveva compiuto sedici anni da poco e per quanto fosse finto, lui lo considerava davvero il loro primo appuntamento. Quella sera si era reso conto che non era solo attratto da lei come qualsiasi adolescente maschio, ma provava qualcosa di molto più profondo. Avrebbe impiegato anni per capire che era amore quello che stava provando e che non sarebbe mai riuscito a sradicare quel sentimento, nonostante la distanza che c’era tra loro.
“Ti amo…non so nemmeno perché…” aprì gli occhi e continuò la canzone come se lei fosse davanti a lui. Sentiva il pubblico in lontananza, anche se era tutto attorno a lui, sentiva le loro urla, vedeva le torce dei telefoni accese per creare atmosfera, ma in realtà non stava guardando davvero nulla di tutto quello. I suoi occhi erano fissi su un punto ai bordi del palco, dove si trovavano le loro famiglie e alcuni amici e mentre ci metteva la sua anima nelle note finali, guardò negli occhi una sola persona.
Il resto scomparve, c’era ma non contava, le persone diventarono sfuocate per lui tranne lei. Era sicuro che lei avesse capito di essere la musa e la destinataria di quella dichiarazione, ma non lo avrebbe mai detto fino a quando non fosse stato sicuro di avere una possibilità. Aveva perso tante occasioni e non voleva vederne un’altra sfumare davanti ai suoi occhi per un errore così stupido come la fretta. I suoi amici avevano trovato l’amore della loro vita ed erano felici e tutti loro avevano impiegato del tempo per crearsi la nuova strada, quindi, lui aveva cercato di imparare dagli errori degli altri.
Finì le ultime note della canzone ripetendo la stessa domanda. “Tu mi ami o no?”
Il pubblico scoppiò in un boato e lo stadio intero iniziò ad applaudire. Lui si alzò dal pianoforte e andò sul bordo del palco, osservando le persone: chi aveva le lacrime agli occhi, chi lo guardava con ammirazione, chi comprendeva il suo stato d’animo, la canzone in qualche modo aveva colpito più di quanto lui avesse immaginato. Era felice di averla cantata lì ed era sollevato dal fatto che aveva avuto il sostegno della band per quella sua idea folle.
Gli era stato ripetuto per anni che il pubblico doveva essere intrattenuto, che la semplice musica non era sufficiente senza uno spettacolo che rimanesse nella loro mente; così per anni avevano trovato costumi diversi, balli diversi, giochi di luci e fumo, gruppi di ballerini e musicisti, per intrattenere. Quella sera invece aveva voluto cantare quella canzone con solo la sua voce e gli strumenti dei suoi amici, senza giochi di luci o fumo, senza accordi strani e balli, aveva messo se stesso a nudo su quel palco e così aveva segnato il confine tra ciò che era una volta e ciò che sarebbe stato da quel momento in poi.
Non era importante solo per la carriera della loro band e per la nascita di quella nuova etichetta, ma anche per la sua vita personale. Aveva viaggiato in tutto il mondo, visto tanti posti, conosciuto tante persone e vissuto tante esperienze, ma quella sera era unica e sarebbe rimasta impressa nella loro memoria per il resto delle loro vite. Guardò ancora una volta lo stadio in delirio, gli occhi lucidi di alcuni del backstage e con un sorriso si inchinò davanti al pubblico per congedarsi. In qualsiasi modo sarebbe andata la sua vita, avrebbe conservato quell’immagine nella sua mente per rivederla nei momenti difficili. La sua anima era stata ormai messa a nudo e il suo cuore posto nelle mani dell’unica donna che lo aveva sempre avuto. Ciò che sarebbe venuto dopo sarebbe stato l’inizio di una nuova storia ancora da scrivere, senza rimpianti.
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Il contenuto del racconto pubblicato sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore, legge n. 633/1941, qualsiasi riproduzione anche parziale senza autorizzazione è vietata. Questa breve storia è un’opera di fantasia, personaggi e situazioni sono inventate e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, è puramente casuale.
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